La Provincia Pavese 06-09-2018
Il lavoro manuale, si sa, è terapeutico. Il contatto con la natura lo è altrettanto, e se ci aggiungiamo anche una buona dose di estetica, il risultato è garantito. Lo sostiene da sempre Alfonsa Erta, presidente della cooperativa "Treottouno" di Voghera, che da oltre trent'anni si occupa nelle sue serre e nei suoi orti della riabilitazione di giovani disabili e problematici, seguendoli nel paziente lavoro agricolo che sta dietro alla produzione di fiori e ortaggi.
Con pazienza e dedizione ammirevoli, la signora Alfonsa ha aiutato decine di ragazzi a superare (o quantomeno attenuare) le loro difficoltà, consentendogli in certi casi di raggiungere l'autonomia, inserendosi a poco a poco tra le rigide maglie della nostra società. Con il tempo, qualcuno ha trovato lavoro all'interno della stessa cooperativa e ha cominciato la sua vita al di fuori della famiglia, mentre qualcun altro ha superato le proprie difficoltà relazionali, riuscendo a uscire di casa almeno per visitare le serre di Alfonsa.
Ma in pratica, come si fa a curare con la natura? ce lo spiega la Erta
La questione è che l'orto, così come la serra, sono ambienti terapeutici perché non ti lasciano pensare, perché ti consentono di svuotare la mente. Prendersi cura delle piante vuol dire dedicarcisi completamente, concentrarsi solo su ciò che si sta facendo. Questo è già un ottimo esercizio se svolto saltuariamente, ma diventa vera e propria terapia nel momento in cui si vedono fisicamente i risultati del proprio lavoro. Quando il fiore sboccia, quando la pianta produce il frutto, lì senti che ciò che è nato ti appartiene, è tuo. La natura ci dà tanto, bisogna solo saperla ascoltare.
Oltre che di lavoro manuale, però, si parla anche di estetica, sempre Alfonsa ci dice:
Non è solo il prendersi cura di qualcosa ma anche il piacere visivo che questo qualcosa è in grado di produrre. Come un bel paesaggio o un bel quadro, anche un bel fiore o un ortaggio perfetto producono un effetto rilassante sulla persona. E poi ci sono i colori: accesi, brillanti, riempiono il cuore insieme agli occhi. Per questo nelle mie serre pianto gli stessi tipi di fiori e di ortaggi in diverse varietà e colorazioni: mi piace l'effetto di varietà che producono, mi piace che i ragazzi con cui lavoro possano bearsi di tanta ricchezza, e che si stupiscano di fronte alle mille sfumature presenti in natura. Il bello, dicevo, è terapeutico sempre, ma lo è ancora di più quando viene da te, quando sei stato tu a produrlo.
Dopo aver cominciato la sua attività alla comunità San Pietro, la signora Alfonsa si è poi dedicata a tanti progetti diversi, lavorando con i detenuti, con i pazienti delle unità psichiatriche e da qualche anno con gli Orti Sociali, ed è ormai pronta ad andare in pensione, aggiunge :
Quando dico andare in pensione non significa che smetterò di lavorare. L'anno prossimo cederò la presidenza della cooperativa alla mia attuale vicepresidente, ma continuerò senz'altro a rendermi utile. Dopo tanti anni passati a prendermi cura dei miei fiori e dei miei ragazzi, l'idea di smettere del tutto non mi sfiora nemmeno: e non soltanto perché so che loro hanno bisogno di me, ma anche perché sono io ad aver bisogno di loro.
Serena Simula